Persona “non gradita”, così giovedì scorso il Consell de Mallorca, ha dichiarato il ministro degli interni italiano Matteo Salvini. Una mozione presentata dai partiti Podemos, Més y PSIB, approvata all’unanimità.
Cosa c’è dietro il gesto di un’isola che non ha certo uno spirito aggressivo e che non è solita prendere posizioni categoriche nemmeno davanti a fatti che la toccano anche molto più da vicino (vedi questione catalana)?
Che cosa ha portato un partito come il PP (Partito Popolare, ossia la destra) a chiedere che il testo fosse integrato con espliciti riferimenti alla proposta di Salvini a creare un censimento delle persone di etnia zingara?
La mozione ha come obiettivo quello di lanciare un messaggio e affermare da che parte si sta. Affermare che esiste una parte, quella dei diritti umani, che non conosce bandiere né partiti, e non importa se a farlo è una grande potenza oppure un’isola del Mediterraneo che è più piccola della Lombardia. Chiunque può prendere posizione e farlo è doveroso.
Maiorca vuole “riconoscere l‘immenso lavoro umanitario delle ONG come Proactiva Open Arms, Lifeline, Proemaid o SMH che riscattano migliaia di persone da morte sicura nel Mediterraneo”. Maiorca condanna “la mancanza di garanzie nel compimento dei Diritti Umani offerte dalle politiche migratorie europee”, “l’incessante stillicidio di morti nel Mediterraneo è una tragedia che i governi europei hanno il dovere di risolvere”, rivedica la portavoce di Podemos al Consell, Aurora Ribot.
Le dichiarazioni politiche di Salvini sono definite terribili e indignanti, insinuando una xenofobia molto grave e preoccupante e un disprezzo evidente verso la vita e la dignità umane. Da qui un consenso e un’unità senza “colores políticos”.
Maiorca ospita 16 dei rifugiati che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione della discordia, l’Aquarius. Un numero che può considerarsi irrisorio se comparato ai numeri di questa tragedia umanitaria. Però, compatibilmente con le proprie possibilità, ha messo a disposizione i propri mezzi per partecipare in modo attivo a questo cambio di scenario.
Maiorca è un’isola che da sempre è stata attraversata da fortissimi movimenti migratori, provenienti da ogni parte del mondo. I maiorchini definiti “de pura cepa”, quelli autentici, sono pochissimi. È un’isola multiculturale che ha saputo far convivere le proprie tradizioni con l’invasione di culture straniere e lotta per preservare la propria identità tra investitori nordici, bazar orientali e ovviamente un forte gruppo italiano che si è inserito nel mercato della ristorazione.
Così i maiorchini se vogliono lavorare devono sapere non solo l’inglese, ma anche il tedesco. A casa loro. Dove già sono alle prese con due lingue fin dai primi anni di scuola. Eppure resiste il maiorchino come dialetto, insieme alla sobrasada e all’ensaïmada. Resistono le tele de llengües e le costruzioni in pietra e in Mares. Chi sbarca a Maiorca impara che è bello convivere e non calpestare, e si innamora delle bellezze del posto. l’Italia è un luogo meraviglioso, che farebbe innamorare chiunque, e che non ha bisogno di inni all’odio razziale ma di cogliere nel diverso un’occasione di arricchimento.
Invece di intuire il senso di questa decisione da parte di un’isola pacifica e storicamente aperta a tutti, Salvini si fa un selfie da Milano Marittima per quelli da lui definiti “rosiconi” (di cosa esattamente?). A lui non interessa Maiorca, le vacanze le fa in Italia. E così un geniale albergatore di Ischia risponde solidale al ministro offrendo uno sconto agli amici di Salvini. Una mossa che gli garantirà un buon numero di cancellazioni da parte dei futuri ospiti. Gli episodi di razzismo sono all’ordine del giorno e sembra che i valori fondamentali siano stati completamente dimenticati.
Si confonde l’impegno politico nel risolvere un importante problema umanitario, che per ragioni principalmente geografiche grava sulle spalle dell’Italia, con una legittimazione a continui messaggi di odio.
Maiorca ha detto la sua, perché è giusto lanciare un messaggio contro la xenofobia dilagante, dimostrando ancora una volta di non essere solo “sol y playa”.